• Inno di Mameli

GOFFREDO MAMELI

                                                                                                                                                                                                                                                                  

 

Goffredo Mameli nato nel 1827 a Genova, a vent'anni partecipava ad un'Accademia politicoletteraria e là lesse un'ode dal titolo  " A Roma". Subito prendeva parte con Nino Bixio ai moti genovesi, durissimi, per l'unità d'Italia.  Proprio

 nel Novembre del 1948 scrisse l'inno "Fratelli d'Italia". Brucio la sua vita in fretta, e aveva vocazione poeta a scrivere inni. Finita ma la prima guerra d'indipendenza, la guerra di Carlo  Alberto, scrisse L'Ino Militare che Verdi Musicò. Mazziniano, seguace di Garibaldi, venne a Roma, si batté per la repubblica nel 1849: fu ferito nel corso della battaglia del Gianicolo ad una gamba il 3 Giugno. Mal curato, moriva un mese dopo. Intanto "Fratelli d'Italia" era stato musicato da un suo amico, un maestro di banda, Michele Novaro, pure genovese, più grande di lui di cinque anni. Erano ragazzi che si gettavano nella mischia senza troppo pensarci.

Al Museo del Risorgimento di Roma c'è un ritratto di Mameli. Si stenta a credere che quel barbuto dai grandi mustacchi bruni, capelli lunghetti con la scriminatura  sulla sinistra, sia un ragazzo poco più che ventenne. Dietro Mazzini, quei ragazzi una maturità preoccupata e troppo anticipata. Hanno fatto l'Italia, e quell'Inno "Fratelli d'Italia",  con la musica del dimenticato Novaro, dall'anno fondativo della nostra Repubblica, 1946, anno in cui la costituzione repubblicana prese il concreto, definitivo via con l'Assemblea  Costituente, diventò, per la popolarità che aveva guadagnato nel tempo, il nostro inno, detto "provvisorio", nella carta costituzionale, ma ormai di una provvisorietà del tutto evaporata.

 

I VERSI DI MAMELI

Fratelli d'Italia
L'Italia se  s'è desta,
Dell'elmo di Scipio
Se cinta la testa.
Dov'è la vittoria? 
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò. 
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia Chiamò

 

COME LEGGERLI OGGI

Fratelli d'Italia si è svegliata. Sul capo ha l'elmo di Scipione l'Africano, il vincitore di Cartagine. Dov'è la vittoria ? L'Italia ne afferì la chioma. Dio ha infatti concepito la vittoria come schiava di Roma ( e delle sue grandi glorie). Schieriamoci in battaglia (la coorte era una Legione romana). Siam Pronti alla morte. L'Italia ci ha chiamati.

Noi siam da secoli
Calpestati e derisi,
Perché noi siam popolo,
Perché siam divisi 
Raccolgaci un'unica 
Bandiera, una speme: 
Di goderci insieme
Già l'ora suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia Chiamò

 

Da secoli veniamo calpestati e derisi, perché non siamo un popolo , perché siamo divisi. Ci accomuni una sola bandiera. Ci leghi un'unica speranza. L'ora di unirci è gia suonata. Schieriamoci in battaglia . Siam pronti alla morte. L'Italia ci ha chiamati
Uniamoci, amiamoci
 l'Unione , e l'amore
Rivelano ai Popoli
Le vie del Signore;
Giuriamo far libero
 Il suolo natìo:
Uniti per Dio
Chi vincer ci può? Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia Chiamò

 

Uniamoci ed amiamoci. L'Unione e l'amore indicano ai popoli le vie segnate dal Signore. Giuriamao di rendere libera la nostra patria. Se saremo uniti, per Dio, chi riuscirà a sconfiggerci?  Schieriamoci in battaglia . Siam pronti alla morte. L'Italia ci ha chiamati
Dall'Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano,
Ogni uomo di Ferruccio
Ha il Core ha la mano,
I bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla,
I suoni di ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia Chiamò

 

Dalle Alpi alla Sicilia, come se ogni angolo d'Italia fosse Legnano ( qui la Lega Lombarda sconfisse, nel 1176, l'Imperatore Federico Barbarossa). Ogni nostro compatriota ha il coraggio ed il valore di Francesco Ferrucci ( fu difensore della repubblica di Firenze, assediata nel 1530 dall'Imperatore Carlo V). I bambini d'Italia si chiamano tutti Balilla (il nomignolo di un ragazzo assurto a simbolo della sommossa contro gli austriaci, scoppiata a Genova nel 1746). Ogni campana evoca il suono dei Vespri siciliani (si vuole siano state le campane a chiamare il popolo alla lotta, durante l'insurrezione antifrancese a Palermo, detta dei Vespri siciliani, il 30 Marzo 1282. Schieriamoci in battaglia . Siam pronti alla morte. L'Italia ci ha chiamati

 

Son giunchi che piegano
 Le spade vendute:
 Già l'Aquila d'Austria
 Le penne ha perdute.
 Il sangue d'Italia,
Il sangue Polacco,
Bevé dal cosacco,
Ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia Chiamò
Le spade dei mercenari, al soldo degli austriaci, sono deboli come giunchi che si piegano. L'Austria , la potenza che oggi domina nei nostri confini, ha gia perduto le penne di quell'aquila che adorna il suo stemma. L'Impero austro Ungarico ha bevuto il sangue dell'Italia . Alleato della Russia, con l'aiuto delle truppe cosacche. l'Impero ha represso nel sangue la libertà della Polonia. Ma tutto quel sangue gli ha bruciato il cuore. Schieriamoci in battaglia. Siam Pronti alla morte L'italia ci ha chiamati.